Turismo enogastronomico: un connubio perfetto tra cibo e viaggi

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Il turismo enogastronomico rappresenta oggi un nuovo modo di viaggiare, il nuovo trend turistico che sta interessando un numero sempre maggiore di turisti appassionati, alla ricerca di sapori e saperi, di tradizioni autentiche e culture locali; in questo senso il cibo assume su di sè un ruolo nuovo e molto importante, quello di narratore di un territorio, della sua cultura, della sua identità e dei valori.

Italia, terra per eccellenza del buon cibo!

Eh si, è proprio il caso di dirlo, il cibo oggi mette d’accordo proprio tutti, tutte le età e tutte le classi sociali; oggi, ogni occasione si sposa e si accompagna con la tavola e il buon cibo, per lavoro, per amore, per amicizia, per consolarsi, per parlare… ci si siede a tavola!

Il cibo è da sempre un elemento di grande cultura in tutto il mondo, forse perché da sempre caratterizza il mondo, lo influenza e lo trasforma! Attraverso il cibo, da sempre l’uomo esprime la propria identità.

L’Italia in particolar modo, è la terra per eccellenza del buon cibo e della cultura enogastronomica, ciò grazie alla presenza di un’incredibile varietà di sapori e tipicità locali diverse in ogni regione, in ogni provincia e in ogni comune.
Da sempre la cucina italiana è tra le più rinomate e apprezzate al mondo, ormai entrata a gran forza tra le motivazioni principali che mettono in moto il turismo.

Turismo enogastronomico: un po’ di dati per capire

L’Italia è il Paese che in Europa vanta il maggior numero di produzioni agroalimentari e vinicole a Indicazione Geografica; questo a testimonianza della grande qualità delle produzioni e del forte legame con il territorio, sono infatti ben 820 i prodotti marchiati come IG, di cui 294 per il cibo e 526 per il vino. Le regioni con il maggior numero di produzioni agroalimentari risultano essere l’Emilia Romagna, il Veneto e la Lombardia, per le produzioni vinicole il Piemonte e la Toscana seguite da Veneto e Lombardia.

Tra questi territori, merita sicuramente di essere menzionata la provincia bergamasca, a fronte di 50 formaggi DOP italiani, ben 9 sono quelli prodotti nella provincia orobica: Formai de Mut, Taleggio, Bitto, Grana Padano, Gorgonzola, Quartirolo Lombardo, Provolone Valpadana, Salva Cremasco e la recente certificazione dello Strachitunt.

Qui il formaggio nasce da tradizioni e saperi antichi che si tramandano nei secoli e che rappresentano l’identità di un territorio.

La solidità del legame che ancora resiste tra il mondo rurale, in particolar modo quello delle produzioni lattiero casearie e il territorio, hanno fortemente influenzato la cultura locale. Gli ultimi decenni sono stati protagonisti di una crescente valorizzazione e consapevolezza rispetto alle potenzialità del territorio e al patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico.

L’enogastronomia è il nuovo trend del turismo

Oggi l’enogastronomia non è più solo sinonimo di buon cibo, ma viene considerata come una vera e propria “esperienza da vivere”, un viaggio nella cultura del cibo, che consente di conoscere ed apprezzare le eccellenze e le peculiarità di un territorio, non solo dal punto di vista culinario.

Il cibo diventa quindi veicolo per promuovere e attrarre visitatori verso le destinazioni.

In base ad un’analisi Coldiretti, presentata nel 2018 alla Borsa internazionale del turismo, il cibo rappresenta già da qualche anno uno tra i principali elementi delle vacanze sia per i turisti italiani che per gli stranieri in visita nel nostro Paese. Anche la “World Tourism Organization” conferma che oggi il turismo enogastronomico è in forte crescita e l’elemento “food” acquista sempre più importanza nelle scelte di viaggio; i dati confermano che la gran parte dei turisti leisure partecipa sempre più spesso e volentieri ad esperienze legate al cibo e all’enogastronomia. Da ciò si evince quanto l’enogastronomia oggi sia in grado di influenzare il comportamento del turista. La spesa per il cibo e tutto ciò che si lega all’enogastronomia, supera quella sostenuta per i pernottamenti, si stima un totale di 26 miliardi su un totale di 75 miliardi di fatturato turistico complessivo annuo.

Purtroppo l’arrivo del Covid e le chiusure prolungate dettate dall’emergenza sanitaria, hanno messo in grave difficoltà tutto il settore, a cui è stato richiesto di mettere in campo nuove risorse, creando un’offerta che arrivasse direttamente a casa; molti operatori hanno cercato nuovi modi per restare a galla, ciò che ha pagato di più sono le vendite online, seguite dal delivery e dai voucher legati a future visite in azienda. Le degustazioni virtuali hanno premiato gli sforzi di ogni settore, mentre le cantine hanno investito molto nei wine club, un modello di marketing rivolto a valorizzare il turismo locale.

Nonostante la grave crisi che ha colpito il turismo italiano quindi, il segmento enogastronomico è riuscito a resistere e le prospettive per i prossimi anni sono positive: Come ha dichiarato la ministra Teresa Bellanova in occasione del “Patto di Spello”,

«l’enogastronomia può e deve essere un asset trainante dello sviluppo del turismo dell’Italia durante e dopo il COVID-19».

Chi è il turista enogastronomico

Negli ultimi dieci anni, l’interesse del turista verso il cibo, il vino e altri produzioni italiane che godono di particolare apprezzamento sul mercato tra cui l’olio, è notevolmente cresciuto. Oggi, il 45% degli italiani e il 53% degli stranieri hanno già visitato una destinazione con motivazione principale l’enogastronomia; ma il vero cambiamento sta nel fatto che non ci si limita più solamente ad acquistare prodotti locali o a degustare piatti tipici nei ristoranti; la tipologia di esperienze e di turisti si è ampliata di molto, comprendendo le visite ai luoghi di produzione come cantine, birrifici, frantoi e caseifici, l’acquisto di cibo di strada, la partecipazione a Cooking Class o Food Tour online e ad eventi a tema.

Nel 2016 solo il 21% degli italiani apprezzava e faceva viaggi a tema enogastronomico, nel 2019 la percentuale degli italiani che hanno iniziato ad amare questo tipo di esperienza è più che raddoppiata, attestandosi sul 45%.
Il 75% di questa tipologia di viaggi si è concentrato in Italia e solo l’8% all’estero, mentre il restante 17% ha bilanciato la propria esperienza con entrambe le opzioni.
Per circa il 70% di questi turisti, storia e cultura gastronomica sono stati i principali obiettivi della vacanza.

Il popolo più interessato all’enogastronomia è quello cinese con l’81%, seguito da quello messicano 73%, statunitense 46%, britannico 42% e francese 46%, recentemente anche il Canada con il 46% di viaggiatori che hanno iniziato ad interessarsi alle vacanze a tema enogastronomico.

Il turista enogastronomico è spinto da un grande interesse verso tutte quelle esperienze che lo coinvolgono direttamente e sono legate ai temi del cibo e del vino. Attività, itinerari e visite guidate, mercati agricoli locali, degustazioni, eventi enogastronomici, sono tutti appuntamenti di grande interesse per questo target turistico che spesso ama contemporaneamente partecipare anche ad attività culturali, artistiche, naturalistiche e sportive che ben si integrano a quelle enogastronomiche.

Il turista enogastronomico ama essere coinvolto e partecipare attivamente alle esperienze, fare fotografie e recensioni e poi condividerle sui social network che peraltro per questa categoria di turista, sono una risorsa importante per avere informazioni e opinioni sui luoghi da visitare. Inoltre è propenso ad una maggiore spesa per cibo e vino rispetto ai turisti più generalisti.

Un binomio vincente: cibo e turismo

Cibo e Turismo Enogastronomico possono quindi diventare un binomio vincente nel rilancio dell’economia nazionale e locale, specialmente per un paese come l’Italia, terra del gusto dagli infiniti itinerari enogastronomici. L’unione tra turismo e cibo crea l’occasione per raccontare il territorio stesso con le sue peculiarità, comprendere e apprezzare l’atmosfera di un luogo anche attraverso la degustazione di un piatto.

Il turismo enogastronomico valorizza i saperi e la cultura locali,
incentivando quelle aziende a conduzione familiare che presidiano e tutelano il territorio, migliorando la percezione della destinazione. Grazie alle esperienze legate al cibo e al vino, è possibile destagionalizzare le presenze sul territorio e diversificare le economie rurali, tutelare il paesaggio e attrarre turisti con una maggiore capacità di spesa, visitatori interessati a prodotti di alta qualità.

Sostenibilità e autenticità saranno fattori chiave del turismo enogastronomico, ma sarà l’innovazione a fare la differenza. «Saranno necessari nuovi prodotti, nuove offerte sia per questi mesi ancora complessi sia per la stagione successiva. In primo luogo, bisognerà creare e offrire esperienze che includano e valorizzino la cultura locale. Ci dovrà essere una diversificazione dell’offerta. I visitatori dovranno essere chiamati a partecipare attivamente, aspetto che si lega anche alla creazione di relazioni dirette con i proprio clienti (ad esempio, attraverso i wine club). Le esperienze dovranno essere sostenibili e prenotabili online».

Il Cibo come elemento di marketing territoriale

Il cibo diventa uno strumento di marketing territoriale, un’occasione in più per far conoscere attrattive, esperienze e tradizioni di una destinazione, accompagnandole con i sapori del territorio e le eccellenze della cucina italiana, un settore destinato a confermarsi una voce sempre più importante per l’economia nazionale.

Siamo a vostra disposizione per potenziare il connubio speciale tra cibo e turismo.
Se siete interessati ad approfondire la tematica del Turismo Enogastronomico per promuovere e rilanciare una destinazione o per far conoscere singole realtà aziendali legate al settore Food e Wine, siamo a vostra disposizione per aiutarvi a costruire una efficace strategia di marketing.

Coordinamento editoriale: Alessandro De Ponti
Brain Storming: Redazione Turismo & Innovazione

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