Fare rete significa stringere cooperazioni e unire forze e inventiva per concepire idee e progetti comuni da portare avanti, ma non solo a livello teorico. Le idee elaborate in gruppo, se generate all’interno di una rete di “pari” capaci di pensare al di là delle logiche della competitività, se ben concepite e ben coltivate, possono portare a risultati importanti e concreti.
L’esempio del dolce tipico bergamasco “M’Oro” – un progetto di pasticceria nato a Bergamo nel 2014 – ne è un esempio concreto (oltre che particolarmente appetitoso).
L’idea di un nuovo dolce
L’idea nasce dall’iniziativa di 11 pasticceri bergamaschi (Pasticceria Morlacchi, Ristorante Da Vittorio e Pasticceria Cavour, Pasticceria Manzanilla, Pasticceria Paolo Riva, Pasticceria Cortinovis, Pasticceria Ol – fa, Pasticceria Brembati, Pasticceria Ruffoni di Milesi, Pasticceria Adriano, Gelateria Pasticceria Oasi e Pasticceria Melograno) desiderosi di dare vita a un nuovo dolce che rappresentasse Bergamo e il suo territorio in vista di Expo 2015.
Durante una serie di incontri informali tra i titolari delle pasticcerie, viene espressa la volontà di creare un nuovo prodotto del made in Bergamo portavoce del suo territorio, un nuovo dolce che sia simbolo della città e della sua provincia.
Si decide quindi di rivisitare e ricomporre il dolce bergamasco per eccellenza – la mitica polenta e osëi (dolce ideato nel 1910 da Alessio Amadeo, gestore di una vecchia pasticceria di via Papa Giovanni XXIII a Bergamo) – utilizzando ingredienti della tipicità bergamasca in una nuova veste. L’obiettivo è quello di dare vita a un dolce meno corposo e più facile da trasportare, anche in aereo, quindi ideale anche per i tanti turisti stranieri che visitano Bergamo ogni anno.
Ingredienti local e rivisitazione della tradizione
La forma ideata per il nuovo dolce è quella di un mattoncino che ricorda un lingotto e che rimanda inevitabilmente alle pietre squadrate delle Mura Venete di Bergamo. Gli ingredienti alla base del M’Oro sono genuini e rigorosamente local: farina di nocciole, farina di mais e farina bianca con aggiunta di cioccolato fondente, al centro un leggero strato di pasta mandorla unito a un cuore di morbida e cremosa pasta gianduia, il tutto accompagnato da una leggera nota di Grappa di Moscato Giallo invecchiata cinque anni (l’abbinamento ideale – ça va sans dire – è quello con un buon bicchiere di Moscato di Scanzo, altro prodotto di eccellenza del territorio bergamasco).
Gli ingredienti sono gli stessi della tradizionale polenta e osëi, ma scomposti e reinterpretati in chiave moderna. Anche il packaging è moderno: il dolce è avvolto in una elegante carta dorata e contenuto all’interno di una pratica scatola di cartone con manico che lo rende facilissimo da trasportare in ogni situazione.
Perché “M’Oro”? La scelta del nome
Per la scelta del nome da dare al nuovo dolce si propone inizialmente “Dolce delle mura”, ma alla fine viene preferito un nome più identificativo e si opta per “M’Oro”. La “M” sta per Mura, le Mura Venete che dominano in modo inconfondibile lo skyline della città di Bergamo. Moro senza apostrofo è un omaggio al Moro di Venezia, esplicito richiamo alla dominazione veneziana della città. Oro per la scelta del packaging, ma anche per motivi storici: l’oro è in araldica il colore che corrisponde al giallo che campeggia negli stemmi di città e provincia.
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