Storia, arte, cultura e tradizioni a Spaccanapoli
Spaccanapoli è denominata la strada di Napoli che va dai Quartieri Spagnoli a Forcella. La sua caratteristica è per l’appunto che “spacca Napoli”, attraversa e taglia in due il centro storico, la parte più bella, suggestiva e vitale della città.
A Spaccanapoli fanno capolino tante cose belle e preziose che si fondono con il colore e il calore della gente.
Anche l’acciottolato della strada se potesse parlare ci riferirebbe di una città ricca, ricca di storia e di umanità; sempre aperta a tutti, che vive per strada. Spaccanapoli è un vero palcoscenico su cui recitano a scena aperta i suoi protagonisti.
Mi piace incominciare vestendo i panni di un re e di una dama del 1300, Roberto D’Angiò e sua moglie Sancha di Maiorca, devoti a San Francesco di Assisi e Santa Chiara che vollero erigere tra il 1310 e il 1328 il complesso monumentale di Santa Chiara: comprendente chiesa, monastero e convento. Indosso ora i miei Jeans e la mia t-shirt per inoltrarmi in questi luoghi dal sapore unico, antico e affascinante, per visitare Spaccanapoli.
Spaccanapoli: Chiesa e Chiostro di Santa Chiara
Incontro il primo gioiello di Spaccanapoli: la chiesa di Santa Chiara, dall’evidente stile gotico che incastona sulla facciata un antico e meraviglioso rosone traforato . L’interno ha un’unica navata , sulla quale si affacciano dieci cappelle per lato. Capitelli di fattura finissima. Vetrate limpide e colorate. Pavimento sontuoso. Ambiente austero.
In questa chiesa si celebrano molti matrimoni, una location veramente d’eccezione. Dietro l’altare resta traccia di un affresco della Crocifissione in cui si riconosce la mano di Giotto, chiamato a decorare le pareti della chiesa nel 1326. Nel presbiterio si trovano numerosi sepolcri, tra cui quello di Roberto D’Angiò che riposa nella sua Spaccanapoli.
Nelle vicinanze si può visitare anche il Chiostro del vicino monastero, un suggestivo sito per gli appassionati di arte e di storia.
Un’esplosione di colori: Il giallo, il verde, l’azzurro, il blu si intrecciano, si sciolgono e si fondono in motivi floreali e vegetali tra le maioliche dell’artigianato napoletano che ornano anche il colonnato e le panchine. Le decorazioni ospitano anche scene della vita quotidiana dell’epoca e dell’Antico Testamento. Uno spettacolo divino per propiziare e innalzare le preghiere delle Clarisse al buon Dio.
Oggi il Chiostro maiolicato ospita rassegne di arte, teatro ed eventi. E’ uno dei siti più apprezzati dai turisti, soprattutto stranieri, che rimangono estasiati dalla bellezza dell’arte decorativa napoletana del 1300 e del 1600.
Spaccanapoli: Chiesa del Gesù Nuovo e Obelisco dell’Immacolata
Un passo ancora per Spaccanapoli, e, ci appare la monumentale “chiesa barocca del Gesù Nuovo“.
Un altro passo, e, nella piazzetta, ci fa capolino “l’Obelisco dell’Immacolata“.
Una vera concentrazione di tesori, Spaccanapoli, uno scrigno che Napoli custodisce gelosamente in seno.
La chiesa del Gesù Nuovo, edificata a fine cinquecento, si chiama così per distinguerla dalla chiesa del Gesù Vecchio e si presenta all’esterno in bugnato (pietre appuntite) con tre grandi portali; un aspetto austero in contrasto all’esplosione del barocco napoletano, quando si varca la soglia. Colori, decorazioni, marmi preziosi e affreschi stupefacenti tra i quali emerge dietro l’entrata “la Cacciata di Eliodoro dal tempio” di Francesco Solimena.
Ma per i napoletani questa chiesa ha un significato particolare perché ospita le spoglie del medico santo: San Giuseppe Moscati, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1987.
Il Santo si recava ogni mattina, prima di iniziare il lavoro, nella chiesa del Gesù Nuovo per raccogliersi in preghiera; fino a consumare la sua vita per soccorrere i fratelli, specialmente i più bisognosi. Nella cappella ci sono la statua di bronzo del Santo e numerosi ex voto, raffiguranti parti del corpo, in argento, che la gente offre al Santo per grazia ricevuta.
Una leggenda vuole che l’edificio della Chiesa del Gesù Nuovo, sia stato costruito con pietre magiche capaci di attrarre energie positive.
Sulla facciata della chiesa del Gesù Nuovo rinveniamo la targa che dichiara il centro storico di Napoli patrimonio dell’umanità:
« Si tratta di una delle più antiche città d’Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell’Europa e al di là dei confini di questa. »
(UNESCO)
Nella graziosa piazzetta del Gesù Nuovo troviamo l’Obelisco in marmo bianco del XIII secolo con alla sommità la statua dell’Immacolata. Si narra che in alcuni momenti e con condizioni particolari di luce, vi si riesce a vedere l’immagine della morte. Suggestivo l’8 dicembre, festa dell’Immacolata, quando i vigili del fuoco depongono una corona di fiori ai piedi della statua e la gente vi si raccoglie in preghiera.
Spaccanapoli: San Domenico Maggiore
ll complesso di San Domenico Maggiore comprende la maestosa Basilica barocca e il monumentale Obelisco. Vera cittadella autosufficiente (aveva dall’erboristeria al forno per il pane), ospitò i filosofi Giordano Bruno, Tommaso Campanella e San Tommaso d’Aquino che qui studiarono e insegnarono. Le famiglie nobili edificarono i propri palazzi nella piazza: palazzo Casacalenda, palazzo Petrucci, palazzo Corigliano, palazzo de’ Sangro.
Si racconta che il fantasma della bellissima Maria d’Avalos si aggira per questi luoghi in cerca del suo amore perduto senza trovare pace. Fabrizio Carafa duca d’Andria e Maria d’Avalos, furono degli amanti focosi e imprudenti che si narra vennero pugnalati a morte, il 18 ottobre 1590, dal principe Carlo Gesualdo nella camera all’interno del Palazzo Sansevero dove consumavano la loro intimità. Da allora il fantasma vaga per questi luoghi in modo straziante, soprattutto nelle notti di plenilunio e guai a chi lo incontra.
L’insieme di elementi architettonici eterogenei della piazza, risalenti a periodi diversi, non fa venir meno la bellezza della piazza. Il mantenimento attento e curato della piazza era così importante che il re Ferdinando IV, per tutelarne il decoro, fece murare nel 1764 nelle pareti della chiesa una lapide in cui si vietava espressamente di “giocare a carte, palle o schiassare” e anche di “farvi vendita di frutti, melloni, deporvi sfrattature o immondezze, mettervi posti d’affittare sedie o banchi di cambiavalute”.
Spaccanapoli: piazze, arte, cultura, tradizioni, costume
Vi consiglio di scoprire Spaccanapoli proprio attraverso il fascino delle sue piazzette, delle sue preziose chiese e dei suoi palazzi d’epoca… A Voi il sapore della scoperta. Questo articolo è solo un assaggio.
Piazza del Gesù Nuovo che, come visto, prende il nome dall’omonima Chiesa, ruota intorno all’Obelisco dell’Immacolata, con la sua magia e le sua peculiare bellezza. Piazzetta Nilo a Spaccanapoli che prende il nome della statua del Dio Nilo che regge con la mano destra una cornucopia. Originariamente vi era in prossimità dei piedi la testa di un coccodrillo, non più visibile, che raffigurava l’antico Egitto. Piazza San Domenico Maggiore che è una delle piazze più importante del centro storico, si rifà alla magnifica chiesa stile barocco che si erge alle spalle dell’Obelisco di San Domenico; nella vicina Cappella S. Severo si può ammirare il Cristo velato.
A Spaccanapoli si può fare una breve e piacevole pausa per un babà o una sfogliatella riccia o frolla ancora calda. Senza tralasciare una buona pizza napoletana, magari da mangiare all’istante, piegata a quattro “nel cartoccio”. A proposito la pizza più buona è la pizza povera è: aglio, olio, origano, pomodoro e basilico. Vedrete che profumo!
Per Spaccanapoli, ci si imbatte anche nel vicolo di San Gregorio Armeno, famoso per l’arte presepiale, dove bravi artigiani modellano la terracotta: la natività, i pastori del presepe e non solo. I personaggi del momento trovano prontamente la loro statuina sul banco; il più famoso di sempre è sicuramente Maradona. Altra attrazione che mi era particolarmente cara è “l’Ospedale delle Bambole” che , recentemente, si è trasferito. Insomma una Napoli ricca di attrazioni che macina cultura a non finire.
Una città sincera, vera, unica. Questa la mia Napoli.
Questo articolo è stato scritto da Giuseppe Aprea.
Avvocato civilista di Napoli, ama scrivere di turismo, usi e costume, tradizione e cultura.