Li chiamano “Slons – Snow lovers no skiers” e sono il popolo di tutti coloro che amano la neve anche senza praticare quello che è sempre stato lo sport invernale per eccellenza: lo sci.
Negli ultimi anni in Italia si sta assistendo a un’impennata di attività negli sport sulla neve più soft rispetto allo sci. Le cifre parlano di un aumento del 50% nel numero di ciaspolatori (passati da 322.000 nel 2010/11 a 480.000 nel 2013/14) contro un -16% nel numero di appassionati di snowboard (passati da 590mila nel 2010/11 a 496mila nel 2013/14). Gli sciatori sarebbero passati dal 5% della popolazione italiana al 2% per il periodo 1990- 2013. Possibile? Come si spiega questa tendenza?
Come cambiano gli sport sulla neve?
Il turismo della neve in effetti sta cambiando connotati. Sono in calo gli sport invernali tradizionali ed è boom di richiesta di attività più sostenibili e legate all’ambiente, come le ciaspole, l’escursionismo e lo sci alpinismo.
Le cifre generali del turismo montano in inverno non sono comunque in calo: la Lombardia, ad esempio, segna un +9,5% di presenze, con la provincia di Brescia in testa per pernottamenti in rifugio, la bergamasca per l’ospitalità diffusa e la Valtellina per la presenza di stranieri.
Il numero degli sciatori è in calo in Italia così come negli altri paesi europei; a dirlo sono diversi studi, come l’International Report on Snow and Mountain Tourism del 2015, redatto da Legambiente e Vivilitalia.
Dopo lo sport si vive il territorio
Il vecchio concetto di settimana bianca – un must irrinunciabile per tutti gli amanti dello sci fino agli anni ‘90 – è in crisi e sono in crisi anche molte località turistiche di montagna, che non sono in grado di soddisfare le richieste sempre più esigenti e diversificate da parte degli utenti attuali.
Il turista invernale della montagna oggi preferisce periodi mordi e fuggi molto più brevi rispetto al passato ed è mosso dal desiderio di sperimentare qualcosa di nuovo e originale, che lo facciano sentire immerso appieno nella natura e nella specificità di quel territorio; vuole servizi più attenti e mirati ed è attratto non solo dalla possibilità di praticare sport sulla neve, ma anche dalle tradizioni gastronomiche e dalla cultura locale
Budget e socialità influenzano le scelte
Un fattore che influisce nell’abbandono della pratica tradizionale dello sci è senza dubbio anche la progressiva diminuzione dell’innevamento naturale negli ultimi anni e il costo: lo sci è uno sport molto dispendioso per le famiglie (considerando soprattutto i costi non economici di ski pass ed equipaggiamento tecnico). Ma non solo.
Gli amanti della montagna in inverno sembrano preferire oggi attività collettive da praticare in compagnia, come le ciaspolate o le uscite di nordic walking, rispetto ad attività tradizionalmente considerate solitarie come lo sci alpino, lo sci di fondo o lo snowboard.
Ad accumunare la preferenza per questa nuova tipologia di sport invernali è anche l’aspetto ecologico: non più lo sfruttamento di ingenti quantità di acqua ed energia per l’innevamento artificiale, il deturpamento del paesaggio per la costruzione di residenze, seconde case e mega comprensori sciistici, l’aumento di traffico e di smog nelle località di montagna. La predilezione oggi è per attività meno impattanti e rispettose dell’ambiente e per uno stile di vita più tranquillo e slow.